I territori si oppongono allo stravolgimento del comprensorio del Consorzio di Bonifica 1 Toscana Nord: “Decisione immotivata assunta senza coinvolgerci, si rischiano inutili sprechi e di gettare al vento esperienze e scelte maturate nel corso di un decennio”

Approvato all’unanimità dall’assemblea consortile l’ordine del giorno che chiede alla Regione di non modificare i confini del territorio di competenza

La Legge regionale 16 del 25 febbraio scorso ha deciso che, a partire dalle prossime elezioni consortili, 12 comuni della Piana di Lucca e della zona del Bientinese (Capannori, Porcari, Montecarlo, Altopascio, Castelfranco di Sotto, Santa Croce sull’Arno, Bientina, Buti, Calcinaia, Santa Maria a Monte, Fucecchio e Vicopisano) saranno scorporati dal territorio di competenza del Consorzio di Bonifica 1 Toscana Nord, per venire collocati nel comprensorio del Consorzio Basso Valdarno, con sede nel capoluogo pisano
L’ultima riunione dell’assemblea consortile ha approvato un ordine del giorno che dà mandato al presidente di intraprendere tutte le azioni politico– istituzionali necessarie perché la Regione Toscana riveda la decisione presa. I consiglieri dell’assemblea, tra cui i sindaci che sono anche amministratori del Consorzio: quali Alessandro Volpi (sindaco di Massa), Angelo Zubbani (sindaco di Carrara), Giorgio Del Ghingaro (sindaco di Viareggio), e poi ancora il presidente del consiglio comunale di Capannori Claudio Ghilardi, l’assessore all’ambiente del Comune di Lucca Francesco Raspini, l’assessore di Barga Pietro Onesti si sono trovati uniti, per chiedere alla Regione di rivedere il provvedimento assunto e di mantenere inalterato il perimetro attuale del Consorzio di Bonifica 1 Toscana Nord.
L’assemblea consortile ha quindi espresso la propria ferma e netta contrarietà, ponendo questioni sia di metodo, che di merito. Nell’appassionato dibattito che si è svolto durante la riunione, il sindaco di Carrara Angelo Zubbani, per esempio ha eccepito che per questioni così importanti e delicate che segnano il passaggio di migliaia di persone ad avere un riferimento piuttosto che un altro dal punto di vista istituzionale in genere si è scelto un processo condiviso e partecipato che questa volta non c’è stato; nel recente passato, quando si è trattato di rivedere i confini dell’Ato dei rifiuti nella toscana costa tutti i Comuni sono stati chiamati a pronunciarsi: in quel caso, furono direttamente le singole Amministrazioni comunali (e non certo una decisione calata dall’alta degli uffici regionali) a stabilire in quale ambito territoriale collocarsi. E c’è stato anche chi, come l’assessore del Comune di Lucca Francesco Raspini, ha sottolineato i risvolti politici, e non solo tecnici, della decisione assunta a Firenze. Se si fossero ascoltati da subito i territori – è stato evidenziato – sarebbe stato immediatamente chiaro quanto sia scontato che si tratta di un provvedimento discutibile. Infatti è dal 2004 che la questione dell’appartenenza dei corsi d’acqua che scorrono nel bacino dell’Auser e del Padule del Bientina al bacino del Serchio è stata chiarita. Si tratta di un “unicuum” difficilmente divisibile e proprio per questo tutta la piana di Lucca e del Padule è stata legata da sempre a Lucca e i suoi corsi d’acqua gestiti dal Consorzio Ex Auser Bientina. E che si tratti di un unico reticolo lo hanno stabilito, nei documenti tecnici, le due Autorità Bacino del Serchio e dell’Arno. Ribaltare questa realtà consolidata vuol dire buttare alle ortiche anni di lavoro esperienze, denari senza un miglioramento concreto. comprensorio CBTN
La vicenda ovviamente non riguarda solo i territori direttamente chiamati in causa, e i 70mila contribuenti circa coinvolti: lo stravolgimento legislativo comporterà inoltre l’ennesima modifica dell’Ente consortile, nato solo due anni fa. Il risultato pratico? Nuove spese per ridefinire il piano di classifica che è lo strumento che stabilisce quanto devono pagare i contribuenti, nuove spese per ricollocare il personale, per rivedere le sedi operative, per riorganizzare da capo tutti gli strumenti tecnici e organizzativi, da poco posti in essere, proprio per costruire l’appena nato Consorzio 1 Toscana Nord. E questi maggiori costi ricadranno anche sugli altri contribuenti consortili oltre che su quelli della Piana di Lucca, sui consorziati della Versilia, della Garfagnana e Mediavalle, della Lunigiana e Massa Carrara, oltre 350mila consorziati e sulle loro bollette.
Una scelta quindi da rivedere perché dal punto di vista tecnico, relativamente all’ unitarietà del reticolo idraulico, non ha tenuto conto delle analisi tecniche e dagli studi delle due Autorità di Bacino; perché dal punto di vista gestionale non risponde a criteri di efficacia ed efficienza in quanto l’organizzazione attuale del Consorzio 1 Toscana Nord è pienamente funzionale; ed infine perché, dal punto di vista economico, non risponde a criteri di economicità e buona amministrazione, in quanto la Legge 16/16 vanificherà gran parte del lavoro fatto fino ad oggi e richiederà una nuova non motivata riorganizzazione con rilevanti costi e spese, non giustificate dal alcuna esigenza tecnica o funzionale, che saranno pagate dalla contribuenza.