Il presidente del Consorzio Ridolfi risponde alla consigliera di Confindustria Romagnoli: “Sì agli incentivi per le riconversioni industriali e per chi innova con l’economia verde; sì ai disincentivi per chi continua a produrre ed utilizzare materiali che hanno dimostrato di avere un impatto devastante sull’ambiente”

Sì agli incentivi per le riconversioni industriali e per chi innova con l’economia verde; sì ai disincentivi per chi continua a produrre ed utilizzare materiali che hanno dimostrato di avere un impatto devastante sull’ambiente. I nostri fiumi e i nostri mari sono pieni di plastica, nessuno si può tirare indietro da un impegno importante e urgente”

               A rispondere alle ultime dichiarazioni dalla consigliera di Confindustria Fabia Romagnoli è Ismaele Ridolfi, presidente del Consorzio di Bonifica 1 Toscana Nord. Che è il primo Ente consortile d’Italia ad aver dichiarato lo stato di emergenza climatica ed ambientale. E che un anno fa ha lanciato la campagna “Salviamo le tartarughe marine, salviamo il Mediterraneo”: assieme a decine di associazioni, alle amministrazioni comunali e alle aziende dei rifiuti, volontari e operai percorrono una volta al mese i corsi d’acqua del comprensorio e li ripuliscono dai rifiuti, in particolare – naturalmente – quelli plastici.

               “La consigliera di Confindustria afferma che è addirittura inutile pensare ad un’ipotesi legislativa per garantire un credito di imposta del 30 per cento per riconvertire gli impianti alla produzione di plastica riciclata – sottolinea Ridolfi – A lei, quindi, vorrei porre delle domande. Esiste o meno un problema relativo all’impatto della plastica nel nostro ambiente? Davvero va tutto così bene? Siamo sicuri che invece non ci sia la reale necessità di incentivare la ricerca, per la realizzazione, la produzione e la distribuzione di materiali maggiormente ecocompatibili, e per la conseguente riconversione industriale necessaria? Siamo sicuri che non possa invece fornire un contributo importante un provvedimento legislativo, che mira a disincentivare l’utilizzo di vecchi prodotti che hanno dimostrato di essere molto impattanti per l’ambiente, e che mira a valorizzarne di nuovi e più sostenibili?”

               “Siamo perfettamente d’accordo con la signora Romagnoli, quando auspica maggior impegno sui temi della “cultura del riciclaggio” e dell’educazione ambientale, in particolare nei confronti delle nuove generazioni – prosegue Ridolfi – Il Consorzio di Bonifica, in questi campi, lavora molto: attraverso la raccolta dei rifiuti lungo i corsi d’acqua, assieme alle associazioni, ai Comuni e alle aziende dei rifiuti impegnati nel progetto “Salviamo le tartarughe marine, salviamo il Mediterraneo”; e attraverso i progetti formativi, che ogni anno realizziamo con migliaia di ragazzi delle scuole. Alla rappresentante di Confindustria Toscana Nord mi sento però di dire anche: nessuno si può tirarsi indietro da un impegno importante e urgente. Di fronte al problema delle plastiche in mare, nessuno può dire: “Questa criticità a noi non riguarda, ci pensino altri”. Se qualcuno lo facesse, tradirebbe la voce di milioni di ragazze e ragazzi, che da un anno a questa parte ci ricordano, nelle piazze di tutto il mondo, che il tempo sta scadendo. E, soprattutto, tradirebbe il loro futuro. E bene quindi ha fatto secondo me, il legislatore, a introdurre nuovi accorgimenti, per disincentivare la produzione stessa di plastica. Poi, certo, esiste un problema vero: occorre fare di tutto, per scongiurare che questo percorso di profonda riconversione industriale, a cui le nostre aziende sono chiamate, vada a ripercuotersi sul loro livello occupazione. Quella per il “plastic free” può e deve essere una battaglia ecologica anche perché popolare, di tutta la nostra gente, proprio perché drammaticamente urgente: e quindi le istituzioni, dall’Unione europea al Governo, passando dalle Regioni, sono chiamate a sostenere economicamente i processi di riconversione della produzione delle aziende, e la ricerca tecnologica in questo campo. Se il futuro dell’ambiente e quello dei lavoratori entrerà in conflitto, infatti, non ci sarà via d’uscita. E invece ho la ferma consapevolezza che la svolta ecologica possa rappresentare un volano formidabile per rilanciare lo sviluppo e l’occupazione. Servono solo coraggio e lungimiranza”.